
App: Nativa, Ibrida o Web?
Le app hanno rivoluzionato il nostro rapporto con il mondo digitale. Non si tratta di una semplice evoluzione del web ma di un vero e
Utilizziamo software di ogni tipo ogni giorno, tanto da darli quasi per scontati.
Ma ci siamo mai presi la briga di conoscerli un po’ meglio? Di scoprire qualcosa sulla loro storia e sui loro linguaggi?
In questo articolo vi proponiamo un piccolo test per mettere alla prova la vostra cultura generale sul software. Se non sapete la risposta, cliccate sulla domanda per scoprirla.
O meglio, programmatrice. Si chiamava Ada Lovelace ed era la figlia del poeta Lord Byron e della matematica Anne Isabella Milbanke. Indirizzata verso gli studi matematici dalla madre, la Lovelace incontrò il matematico Charles Babbage nel 1834 e i due iniziarono a collaborare attivamente. Quando poi, nel 1842, uscì un articolo in francese sul funzionamento del nuovo progetto di macchina analitica di Babbage, quest’ultimo chiese alla Lovelace di tradurlo in inglese, invitandola ad aggiungere anche le sue note. In pratica, la Lovelace ideò il primo software basato su un algoritmo e la sua invenzione rivoluzionò il mondo informatico, tanto che fu di ispirazione perfino per Alan Turing, che la citò nel suo libro Computing Machinery and Intelligence.
Il termine iniziò ad essere usato per la prima volta durante la Seconda Guerra Mondiale, quando gli inglesi cercarono di decifrare i codici del macchinario Enigma, usato dai tedeschi per criptare le informazioni.
“Bug” in inglese significa “insetto”, e infatti il bug informatico in italiano si chiama anche “baco”. Il motivo di tale scelta terminologica è molto più banale di quello che si può immaginare: l’informatica e matematica Grace Hopper, nel 1947, trovò una falena morta che aveva inceppato il calcolatore Mark II a cui stava lavorando. Questo fu anche il primo “bug” mai registrato nella storia: la Hopper, infatti, attaccò la falena sul suo diario di bordo con del nastro adesivo e accanto scrisse “First actual case of bug being found”.
Oltre 700! Naturalmente, però, quelli più utilizzati e famosi sono una decina.
Secondo una classifica di Stack OverFlow Study (https://codingsans.com/state-of-software-development-2020), Javascript ha conquistato il primo posto.
L’applicativo più popolare del mondo risulta essere Google Chrome. In effetti, non è una notizia così sorprendente. Ciò che forse stupisce di più è il fatto che il secondo posto sia occupato da CCleaner e che Microsoft Office si trovi addirittura all’ottavo, dopo uTorrent! (https://electrons.co/popular-software-downloads/)
Ebbene SI.
Il nostro smartphone è quasi un milione di volte più potente del computer usato durante la missione Apollo 11, il quale aveva 32.768 bit di RAM e 72KB di ROM. Ricordiamoci, però, che non erano neanche gli anni ’70…
Le app hanno rivoluzionato il nostro rapporto con il mondo digitale. Non si tratta di una semplice evoluzione del web ma di un vero e
Negli ultimi anni abbiamo visto un aumento esponenziale delle interazioni in rete e un moltiplicarsi dei canali digitali. La pandemia COVID-19 ha provocato una notevole
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